‘‘So che lei è
contraria,’’ cominciò ‘‘ma credo che una terapia familiare sarebbe...insomma,
almeno un incontro familiare per discutere della custodia e
tutto...Bisognerebbe che ognuno dicesse la sua perché, ecco, anche i bambini
hanno il diritto a esprimersi anche se, insomma, non sta a loro decidere...’’
Alcuni
la definiscono un’unità, altri un raggruppamento. Per ciascuno di noi
rappresenta qualcosa di diverso e occupa posizioni differenti nella vita. Di
cosa sto parlando? Della famiglia!
Ai
tempi dei Romani essa aveva un grande valore, era addirittura considerata
l’istituzione sociale e politica per eccellenza. Larghi gruppi di consanguinei
guidavano la società e ognuno sentiva un forte senso di appartenenza alle proprie
radici. L’albero genealogico non veniva troncato o lasciato a marcire, poiché
raccontava la storia degli individui, spiegava chi sono e perché. Al giorno
d’oggi, invece, alla famiglia viene attribuita sempre meno importanza e ovunque
si vada giungono notizie di coppie separate, genitori divorziati e aumento dei
single. Ogni giorno vengono distrutte sempre più realtà familiari, solcando le
anime per il resto della vita e sgretolando i pilastri di certezze che si erano
costruiti insieme poco a poco. E notizia dopo notizia, la gente ci si abitua e
questa situazione di deterioramento della società appare agli occhi delle nuove
generazioni quasi normale, accettabile. Ma cosa vuol dire non avere più una
spalla su cui poggiarsi, una mano a cui aggrapparsi, un abbraccio in cui
rifugiarsi?
Tutti
noi nei momenti di sconforto desideriamo sentire le parole rassicuranti dei
nostri cari, la loro voce affettuosa, percepire il calore e l’affetto che
emanano semplicemente con la loro presenza. Ma sempre più bambini si trovano
privati di tutto ciò. Conflitti familiari, incomprensioni, separazioni...sono
la causa di grossi problemi che però non saltano mai fuori, restano nel cuore e
nei pensieri di creature che dovrebbero invece vivere il periodo più bello
della loro esistenza. Per gli adolescenti è ancora più difficile: sono
cresciuti, ma rimangono pur sempre bambini. O almeno così dovrebbe essere,
perché proprio a causa delle crepe in famiglia sono costretti a diventare
adulti più in fretta. E così tensioni, litigi e parole non dette diventano una
costante quotidiana.
Per
cercare di far venire tutti i nodi al pettine e riallacciare finalmente dei
legami, sempre più famiglie ripongono le loro ultime speranze nelle ‘‘terapie
familiari’’, ovvero degli incontri in cui si riuniscono tutti i membri
coinvolti per parlare e lasciar parlare. Parlare come da tempo non si faceva e
lasciar parlare chi non ne ha mai avuto la possibilità. Dare finalmente la
parola a quelli che soffrono maggiormente per la perdita dell’equlibrio
familiare - i bambini - è un passo importante, perché già il fatto di essere
ascoltati e considerati diminuisce il disagio e la sensazione di essere di
troppo.
Queste
terapie infatti sono rivolte proprio alle famiglie in cui uno o più componenti
sono affetti da disagi psicologici, psicosomatici (ovvero psicologici ma legati
anche alla funzionalità del corpo), fobici (come attacchi di panico,
claustrofobia, ecc.), ma anche disturbi alimentari e altri problemi legati a
situazioni stressanti, quali depressione, sbalzi d’umore, conflittualità familiari
e difficoltà scolastiche e comportamentali. Tutto ciò ha in comune la psiche
degli individui, perciò c’è sempre un psicoterapeuta che guida in qualche modo
i discorsi, ponendo in questione degli aspetti di cui spesso si evita di
parlare e facendo da mediatore tra coloro che non riescono neppure a guardarsi
più negli occhi.
Negli incontri il problema viene contestualizzato
e si
cerca di comprenderlo osservandolo da più punti di vista, per poterlo poi fronteggiare nel migliore dei
modi. Questa fase è piuttosto importante, perché spesso le famiglie che si
trovano in difficoltà tentano delle soluzioni che però sostengono e alimentano
il problema anziché risolverlo. Perché è l’approccio che fa la differenza.
Durante queste terapie, se ci sono dei bambini, è bene incorniciare la
situazione con il gioco, in modo da creare un’atmosfera in cui si sentano
sereni. Così, per mezzo di disegni, fiabe e così via, riescono ad esprimere in
modo libero le loro paure, le angosce, le speranze, tutto in un contesto
rassicurante grazie al quale il terapeuta ottiene informazioni preziosissime.
Quando in mezzo c’è anche un adolescente diventa chiaramente più complicato, ma
queste sedute (spesso svolte una volta alla settimana) possono essere di grande
aiuto, in quanto attenuano i conflitti e le tensioni dovuti anche ai
cambiamenti non solo fisici ma soprattutto psicologici della persona.
I bambini finalmente si liberano dei pesi che impedivano loro di vivere
appieno, mentre gli adulti devono ascoltare con la massima attenzione per
capire dove hanno sbagliato, per poi riuscire a mettere in atto dei cambiamenti
negli schemi delle relazioni familiari, che spesso dopo molti anni risultano
‘‘rigide’’ e ripetitive, quando al contrario dovrebbero essere sempre
flessibili proprio per adattarsi al meglio alle esigenze di tutta la famiglia.
Perché l’obiettivo è proprio quello di riportare in uno stato di
benessere sia fisico che psicologico ogni membro, dal più grande al più
piccolo, in modo da riequilibrare quella giostra che si era inclinata un po’
troppo. E qual è la causa di tutto ciò? Il mancato dialogo! La gente non parla
più, sa solo scriversi su whatsapp e postare su faccialibro, rinchiudendosi in
una bolla e innalzando un muro che nemmeno le persone più care riescono ad
oltrepassare.
Ma dove finiremo se continuiamo così...?
Vlada Kanawalawa.