lunedì 12 maggio 2014

Essere fratelli


“Bart si sedette in poltrona e i due fratelli si guardarono. Li unì il medesimo sorriso ,un misto di tenerezza e ironia "grazie per tutto" disse Simeon ".

Tra i due fratelli c'è un buon rapporto e Simeon vuole bene a Bart perché lo aiuta nei momenti in cui ha bisogno soprattutto, ma anche perché ci tiene a suo fratello. Questi sono alcuni aspetti fondamentali e necessari in un rapporto tra fratelli: aiutarsi nei momenti più difficili della vita come hanno fatto Bart e Simeon, essere altruisti, sinceri e avere fiducia l'uno con l'altro. Non tutti i fratelli vanno d'accordo, perché a volte ci sono discussioni dovute a possibili differenze di opinioni, pensieri e ideologie che provocano forti divergenze che a volte possono fargli allontanare fra di loro, ma il problema che si è creato tra  loro può essere risolto attraverso un serio e costruttivo dialogo in cui è possibile risolvere i vari problemi. Ma anche se litigano, i fratelli, alla fine fanno sempre la pace, perché tra  loro c'è un forte legame.


Francesca Muraro.

venerdì 2 maggio 2014

E così i nodi vengono al pettine




‘‘So che lei è contraria,’’ cominciò ‘‘ma credo che una terapia familiare sarebbe...insomma, almeno un incontro familiare per discutere della custodia e tutto...Bisognerebbe che ognuno dicesse la sua perché, ecco, anche i bambini hanno il diritto a esprimersi anche se, insomma, non sta a loro decidere...’’

Alcuni la definiscono un’unità, altri un raggruppamento. Per ciascuno di noi rappresenta qualcosa di diverso e occupa posizioni differenti nella vita. Di cosa sto parlando? Della famiglia!
Ai tempi dei Romani essa aveva un grande valore, era addirittura considerata l’istituzione sociale e politica per eccellenza. Larghi gruppi di consanguinei guidavano la società e ognuno sentiva un forte senso di appartenenza alle proprie radici. L’albero genealogico non veniva troncato o lasciato a marcire, poiché raccontava la storia degli individui, spiegava chi sono e perché. Al giorno d’oggi, invece, alla famiglia viene attribuita sempre meno importanza e ovunque si vada giungono notizie di coppie separate, genitori divorziati e aumento dei single. Ogni giorno vengono distrutte sempre più realtà familiari, solcando le anime per il resto della vita e sgretolando i pilastri di certezze che si erano costruiti insieme poco a poco. E notizia dopo notizia, la gente ci si abitua e questa situazione di deterioramento della società appare agli occhi delle nuove generazioni quasi normale, accettabile. Ma cosa vuol dire non avere più una spalla su cui poggiarsi, una mano a cui aggrapparsi, un abbraccio in cui rifugiarsi?
Tutti noi nei momenti di sconforto desideriamo sentire le parole rassicuranti dei nostri cari, la loro voce affettuosa, percepire il calore e l’affetto che emanano semplicemente con la loro presenza. Ma sempre più bambini si trovano privati di tutto ciò. Conflitti familiari, incomprensioni, separazioni...sono la causa di grossi problemi che però non saltano mai fuori, restano nel cuore e nei pensieri di creature che dovrebbero invece vivere il periodo più bello della loro esistenza. Per gli adolescenti è ancora più difficile: sono cresciuti, ma rimangono pur sempre bambini. O almeno così dovrebbe essere, perché proprio a causa delle crepe in famiglia sono costretti a diventare adulti più in fretta. E così tensioni, litigi e parole non dette diventano una costante quotidiana.
Per cercare di far venire tutti i nodi al pettine e riallacciare finalmente dei legami, sempre più famiglie ripongono le loro ultime speranze nelle ‘‘terapie familiari’’, ovvero degli incontri in cui si riuniscono tutti i membri coinvolti per parlare e lasciar parlare. Parlare come da tempo non si faceva e lasciar parlare chi non ne ha mai avuto la possibilità. Dare finalmente la parola a quelli che soffrono maggiormente per la perdita dell’equlibrio familiare - i bambini - è un passo importante, perché già il fatto di essere ascoltati e considerati diminuisce il disagio e la sensazione di essere di troppo.
Queste terapie infatti sono rivolte proprio alle famiglie in cui uno o più componenti sono affetti da disagi psicologici, psicosomatici (ovvero psicologici ma legati anche alla funzionalità del corpo), fobici (come attacchi di panico, claustrofobia, ecc.), ma anche disturbi alimentari e altri problemi legati a situazioni stressanti, quali depressione, sbalzi d’umore, conflittualità familiari e difficoltà scolastiche e comportamentali. Tutto ciò ha in comune la psiche degli individui, perciò c’è sempre un psicoterapeuta che guida in qualche modo i discorsi, ponendo in questione degli aspetti di cui spesso si evita di parlare e facendo da mediatore tra coloro che non riescono neppure a guardarsi più negli occhi.
Negli incontri il problema viene contestualizzato e si cerca di comprenderlo osservandolo da più punti di vista, per poterlo poi fronteggiare nel migliore dei modi. Questa fase è piuttosto importante, perché spesso le famiglie che si trovano in difficoltà tentano delle soluzioni che però sostengono e alimentano il problema anziché risolverlo. Perché è l’approccio che fa la differenza.
Durante queste terapie, se ci sono dei bambini, è bene incorniciare la situazione con il gioco, in modo da creare un’atmosfera in cui si sentano sereni. Così, per mezzo di disegni, fiabe e così via, riescono ad esprimere in modo libero le loro paure, le angosce, le speranze, tutto in un contesto rassicurante grazie al quale il terapeuta ottiene informazioni preziosissime. Quando in mezzo c’è anche un adolescente diventa chiaramente più complicato, ma queste sedute (spesso svolte una volta alla settimana) possono essere di grande aiuto, in quanto attenuano i conflitti e le tensioni dovuti anche ai cambiamenti non solo fisici ma soprattutto psicologici della persona.
I bambini finalmente si liberano dei pesi che impedivano loro di vivere appieno, mentre gli adulti devono ascoltare con la massima attenzione per capire dove hanno sbagliato, per poi riuscire a mettere in atto dei cambiamenti negli schemi delle relazioni familiari, che spesso dopo molti anni risultano ‘‘rigide’’ e ripetitive, quando al contrario dovrebbero essere sempre flessibili proprio per adattarsi al meglio alle esigenze di tutta la famiglia.
Perché l’obiettivo è proprio quello di riportare in uno stato di benessere sia fisico che psicologico ogni membro, dal più grande al più piccolo, in modo da riequilibrare quella giostra che si era inclinata un po’ troppo. E qual è la causa di tutto ciò? Il mancato dialogo! La gente non parla più, sa solo scriversi su whatsapp e postare su faccialibro, rinchiudendosi in una bolla e innalzando un muro che nemmeno le persone più care riescono ad oltrepassare.

Ma dove finiremo se continuiamo così...? 

Vlada Kanawalawa.

HAMBURGER, HOT DOG E PATATINE FRITTE



“A mezzogiorno, partirono tutti e quattro per il fast-food. Venise dava la mano a Bart. Siméon e Morgane camminavano davanti, l’uno accanto all’altra"

Andare al fast-food significa andare in un locale dove si può consumare un pasto veloce, generalmente a base di patatine fritte, hamburger, hot dog e coca cola.
I fast-food nascono in America nei primi anni del ‘900, come risposta alla necessità di fornire pasti veloci, in piedi, senza posate, per chi aveva poco tempo da dedicare al pranzo.
Il fast-food più famoso in tutto il mondo è il Mc Donald’s, ma ce ne sono molti altri di famosi, come il Burger King.
Questi luoghi di ristorazione che negli anni si sono diffusi in tutto il mondo, non forniscono un’alimentazione sana, infatti è stato dimostrato che assumere cibi da fast-food è la prima causa del fenomeno dell’ obesità, di malattie al fegato e all’apparato cardiocircolatorio. Questo perché gli alimenti di questi locali sono ricchi di grassi e di zuccheri.
Come esperienza personale, non considero i fast-food il luogo prioritario in cui andrei a mangiare. Infatti qui in Italia ci sono stata solamente una volta, mentre quando ero in viaggio studio in Inghilterra, non avendo a disposizione la buona e vasta cucina italiana, sfruttavo i fast-food quasi ogni giorno.

In alternativa e in contrasto al fast-food, c’è lo slow-food: esso significa mangiare con ritmi meno frenetici, sedendosi ad un tavolo e soprattutto mangiando cibi più sani e  rispettando anche la tradizione culinaria. 

Laura Garulli