venerdì 7 marzo 2014

Piccoli grandi geni: I bambini prodigio.


"Quattrodici anni, il ragazzo? E'... in prima superiore?" 
"In quinta liceo" biascicò l'assistente sociale. 
"No, non a quattordici anni" la corresse la giudice, come se la cosa fosse scontata. Poi corrugò le sopracciglia perchè aveva letto sul dossier: "Siméon Morlevent, quattordici anni, quinta liceo al Sainte-Clotilde".

Wolfgang Amadeus Mozart aveva solamente sei anni quando compose la sua prima sinfonia, C dieci quando venne ammesso alla bottega del Verrocchio e Robert James Fischer quattordici quando vinse il Campionato del mondo di scacchi. Per non parlare dell'indiano Akrit Jaswal, classe '93, che all'età di sette anni aggiunse al suo Curriculum Vitae la voce "chirurgo".
Sono alcuni dei più famosi bambini prodigio, o enfants prodige, ovvero quei bambini che in età precoce dimostrano incredibili talenti e conoscenze in campo artistico o scientifico; per essere considerati tali non è però necessario che siano esperti in tutti i settori del sapere, ma che ottengano risultati pari a quelli di un adulto molto preparato in un campo in particolare. La loro genialità è influenzata solo in minima parte da fattori genetici, perchè dipende principalmente dall'ambiente in cui crescono e dall'istruzione che ricevono fin dall'inizio della loro vita.
Per calcolare il genio di un enfant prodige esiste un sistema di classificazione del QI, somma delle capacità logiche, matematiche, linguistiche, spaziali, mnemoniche e creative. Secondo gli studiosi, un bambino il cui quoziente intellettivo tra 100 e 120 è normodotato, mentre se è tra 120 e 140 è molto dotato; al di sopra di questa cifra si ha un piccolo intellettualmente superdotato.

Talvolta questi piccoli grandi geni crescono emarginati dai coetanei che, per la loro precocità, li considerano diversi e strani, finendo per evitarli; è invece importante saper riconoscere l'importanza che l'accettazione e l'empatia hanno per evitare che a rimetterci siano le loro relazioni interpersonali e la loro emotività. Brandenn Bremmer era un ragazzo americano il cui QI era pari, all'età di soli cinque anni, a 178. Un numero incredibile. La sua storia è conosciuta al mondo intero come quella di un ragazzino tragicamente geniale che, per l'incapacità di appartenere contemporaneamente al mondo dei bambini e a quello degli adulti, ha messo fine alla sua vita a soli quattordici anni. E di casi simili al suo ce ne sono molti, dai piccoli geni che impazziscono e vengono internati in case di cura a quelli che si isolano vivendo un'esistenza nella depressione e nella solitudine.

Noemi Vidakovic

11 commenti:

  1. Seconda riga: Leonardo Da Vinci* (non so perchè sia comparsa una C)

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  2. Sono dispiaciuta per tutti quei bambini che, proprio perchè sono diversi dagli altri grazie al loro talento, vengono presi di mira da amici e compagni o sfruttati addirittura dai propri genitori oltre che dai media, solo allo scopo di ottenere più denaro: per promuovere questi prodigi e guadagnare ancora di più, serie televisive e pubblicità influenzano la gente a puntare sempre di più su quei piccoli geni che soffocati da tutta la pressione finiscono per deprimersi e isolarsi o, nel peggior dei casi, uccidersi.
    C'è comunque da dire che in altri paesi, al contrario, i bambini vengono trattati come incapaci di qualunque cosa e sottovalutati, ciò non toglie che siano prodigi ma sta a significare che se in alcuni paesi si insiste troppo, in altri si cerca quasi di demoralizzare la creatività dei giovani.
    Concordo con tutto quello che ha detto Noemi, bel post.
    Melania Gottardo

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  3. Ciao Noemi, il tuo post è molto interessante!
    Tempo fa, credo sia stato l'anno scorso, ho visto un servizio al telegiornale che ricordo bene perché mi aveva stupito. Parlava di un bambino ucraino che aveva ottenuto il premio "Orgoglio del Paese" poiché insegnava all’università. Mi sono documentato su Internet e ho trovato che quando aveva solo 9 anni era già diventato insegnante di storia all’università. Si chiama Vitalii Nechaev. La cosa sbalorditiva è che a tre anni non sapeva ancora parlare e invece oggi ha ottenuto molti riconoscimenti e una borsa di studio!
    Sembra strano: normalmente a 9 anni ci si diverte, si gioca, si è spensierati... ma, a quanto pare, c’è chi preferisce studiarsi le Guerre Puniche & Co, piuttosto di giocare ad una partita di calcio.
    C’è da dire anche che dietro tutti i progressi e le avanguardie di oggi c’è sempre stata qualche mente brillante.
    Che tristezza il suicidio del ragazzo americano e l’internamento dei bambini in case di cura! Questo ci dimostra come spesso la nostra società possa influire negativamente sulla felicità di molti. È forse ancora troppo diffuso il ragionamento di chi dice che le persone che studiano siano “sfigate”? È forse questo ragionamento la causa scatenante dei sempre più frequenti casi di bullismo? Credo che servano soltanto attente, ma semplici riflessioni per capire che menti brillanti possano soltanto giovare alla nostra situazione! Abbiamo bisogno di nuovi modi di pensare, che si basino sulla giustizia, sulla felicità e non sull’egoismo. Probabilmente questi bambini, una volta divenuti adulti, potrebbero contribuire enormemente al cambiamento del mondo, perché grazie alla loro sensibilità, riuscirebbero a farci vedere ciò che ci circonda con occhi diversi, forse migliori…
    Marco Pompilio

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  4. Bel post Noemi! E soprattutto interessante l'argomento trattato.
    Sono d'accordo con te sul fatto che questi bambini possano sentirsi esclusi o considerati strani dai loro coetanei, per interessi diversi o per conoscenze superiori.
    Sicuramente questi bambini hanno interessi diversi rispetto ai loro compagni: potrebbero preferire trascorrere il pomeriggio a leggere un libro in biblioteca piuttosto che giocare a calcio o collezionare figurine.
    Secondo me, questi piccoli geni dentro di loro sono combattuti da due scelte importanti: la prima di seguire i loro interessi, benché siano più grandi di loro, la seconda di relazionarsi con i loro coetanei, di fare nuove amicizie e di concentrarsi meno nei loro reali interessi.
    A me piacerebbe essere una ragazza prodigio; infatti, considero questi bambini fortunati perché rimangono estraniati dall'ignoranza che c'è al giorno d'oggi, e magari quando saranno più maturi sapranno seguire i loro interessi senza farsi condizionare dalle amicizie.

    Vanessa Frigo

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  5. Condivido con Noemi l'opinione che ogni bambino prodigio ha senza dubbio un talento innegabile che però solo un ambiente idoneo e un entourage sensibile, colto e qualificato può riconoscere e coltivare.
    Se nel passato si è sempre privilegiato il successo dei maschi, i casi dei bambini geniali ai nostri giorni confermano che maschi e femmine, di fronte a questo fenomeno, sono uguali.
    Questi bambini eccezionali hanno sempre suscitato in me ammirazione, ma anche tristezza al pensiero della loro vita in cui sicuramente si sono sempre alternati momenti di esaltazione a momenti di profonda solitudine.
    Secondo me queste vittime dell'incomprensione e talvolta dell'invidia, pur forse senza volerlo, provocano lo scoraggiamento di chi, pur dotato e impegnato, sa che non raggiungerà mai tali livelli.
    Provo tristezza se penso anche alla loro non-infanzia, alla spensieratezza, ai giochi, al divertimento in compagnia che sicuramente non riescono ad assaporare e godere appieno perchè le loro potenzialità li "proiettano" fin da piccoli nel mondo degli adulti che, talvolta per avidità, li sfruttano.
    So che sono riflessioni un po' amare, ma hanno il pregio di valorizzare la normalità con tutti i suoi lati positivi.
    Francesca Casarotto

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  6. Concordo con te, Marco. Penso anch’io che sia sempre utile disporre di menti brillanti. Infatti, mi hanno sempre meravigliata le persone fermamente portate per qualcosa, in particolare i bambini. E’ molto bizzarro, per me, il fatto che loro possano essere decisamente intelligenti quanto un adulto, nonostante la loro giovane età. Mi rattrista, però, il fatto che questi “piccoli-adulti” non possano godere di quei momenti essenziali che dovrebbero caratterizzare la loro infanzia. Poiché “superdotati” sono alle volte isolati dai loro coetanei e, purtroppo, è proprio questa diversità, la causa della loro chiusura in se stessi, in maniera diversa a seconda del carattere di ogni bimbo. Può anche succedere che, da una parte, i loro compagni si annoino della loro presenza perché troppo distanti dalle loro abitudini esageratamente adulte; dall’altra anche questi geni possono considerarsi superiori e quindi evitarli, poiché inferiori e ingenui da un punto di vista intellettivo.
    Crestani Caterina

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  7. Concordo con te, Marco. Penso anch’io che sia sempre utile disporre di menti brillanti. Infatti, mi hanno sempre meravigliata le persone fermamente portate per qualcosa, in particolare i bambini. E’ molto bizzarro, per me, il fatto che possano essere decisamente intelligenti quanto un adulto, nonostante la loro giovane età. Mi rattrista, però, il fatto che questi “piccoli-adulti” non possano godere di quei momenti essenziali che dovrebbero caratterizzare la loro infanzia. Poiché “superdotati” sono alle volte isolati dai loro coetanei e, purtroppo, è proprio questa diversità, la causa della loro chiusura in se stessi, in maniera diversa a seconda del carattere di ogni bimbo. Può anche succedere che, da una parte, i loro compagni si annoino della loro presenza perché troppo distanti dalle queste abitudini esageratamente adulte; dall’altra anche questi geni possono considerarsi superiori e quindi evitarli, poiché inferiori e ingenui da un punto di vista intellettivo.
    Crestani Caterina

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  8. Bel post Noemi! Molto interessante!
    Tutti sanno del piccolo genio musicista, ovvero Mozart. Chi sarebbe mai capace di comporre una sinfonia a sei anni?
    Credo che un po' tutti da piccoli sognavamo di appartenere a questa categoria, volere essere ammirati da tutti ed essere al centro dell'attenzione. Ma in tutto ci sono lati anche negativi, molto spesso questi bambini sono stati sfruttati dagli adulti, costretti ad esibirsi, per soddisfare gli interessi dei più grandi. A questi "superdotati" l'infanzia purtroppo è venuta a mancare; i momenti di svago e gioco sono veramente importanti, perché il bambino una volta cresciuto ne risentirà sicuramente. Inoltre questi "piccoli-geni" saranno stati molto soli, poiché dovevano essere sempre produttivi.
    Ai giorni d'oggi, i super-talentuosi mi sembrano calati, o sono semplicemente più liberi di vivere la loro infanzia. Ho la fortuna di conoscere un piccolo-genietto dell'informatica, a soli 13 anni ha inventato una stampante 3D ed è volato dalle medie all'università, ma non come da studente, ma da professore! Ma solo per qualche giorno... Ora frequenta un liceo scientifico e per ogni problema con le nuove tecnologie, c'è lui, il mio amico Cesare!

    Petra Busatta

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  9. Davvero un bel post Noemi, complimenti ! Personalmente concordo pienamente con Marco e Melania, è un vero peccato che questi ragazzi così dotati debbano avere a che fare con situazioni tragiche quali il ricovero o l'isolamento dal mondo esterno. Credo che però sia soprattutto colpa della gelosia di tutte le persone che vorrebbero essere come loro e che sfortunatamente ( o forse fortunatamente a causa della fine tragica che hanno fatto la maggior parte dei "piccoli geni" ) non avranno mai tutti i riconoscimenti di un bambino prodigio. Mi stupiscono soprattutto la storia del ragazzino Ucraino. Si potrebbe quasi paragonare alla storia di Einstein, sappiamo tutti che era un ragazzino dislessico e lento. Nessuno credeva che sarebbe stato capace di affrontare un percorso di studio completo, figuriamoci che diventasse uno dei più grandi scienziati del mondo ! Credo che sia davvero difficile per questi ragazzi, per il ragazzo ucraino, per Cesare, l'amico di Petra, su di loro gravano responsabilità inimmaginabili. Devono rispondere alle aspettative di tutti, essere all'altezza delle capacità precedentemente dimostrate, e stupire sempre di più. Perché il mondo di oggi non si stupisce facilmente. Perdono la loro infanzia perché troppo maturi eppure non possono appartenere al mondo degli adulti, a causa della loro innocenza e del diverso modo di vedere il mondo. Purtroppo non ho la fortuna di aver incontrato nessun piccolo genio come Petra ma sono felice che ve ne siano anche qui in Italia !
    Anna Cazzavillan

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  10. Un bellissimo post Noemi! Sono d'accordo con quello che hanno detto i nostri compagni di classe ovvero che questi ragazzi non sono visti come ragazzi 'normali' dalle altre persone, ma diversi. Secondo me bisognerebbe cercare di legarsi di più a loro e non di evitarli solo perché hanno un livello di intelligenza maggiore. Questo post mi è sembrato molto interessante sia perché non ero a conoscenza della storia del suicidio del ragazzo americano (e ne sono rimasta completamente stupita), sia che per il fatto che hai elaborato degli esempi splendidi! Inoltre ho trovato anche molto interessante vedere come si fa per calcolare il genio di un 'enfant' Sarei curiosa di poter incontrare un giorno un bambino cosi intelligente, insomma un piccolo genietto!

    Silvia Terraroli

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  11. Complimenti per il post, un tema molto interessante!
    Personalmente ritengo che, purtroppo, la società non sia sempre pronta ad accettare quelle persone fuori dalla 'normailità'. Così come le persone con handicap hanno spesso difficoltà ad approcciarsi con gli atri anche quando parliamo di individui che invece spiccano in doti particolari, troviamo situazioni di disagio che a tutti gli effetti impediscono di vivere una vita normale. Ai bambini prodigio è negato, molte volte, quel percorso di infanzia e adolescenza che li porta poi a diventare uomini.
    Questo comporta un vuoto interiore che scatena poi comportamenti dove si evidenzia il disagio. Al mondo troviamo moltissimi esempi di questo, soprattutto nel mondo dello spettacolo: basti pensare nella musica al bambino prodigio per eccellenza, Michael Jackson.
    Ci vuole molta intelligenza, secondo me, da parte dei genitori e della famiglia a far si che questi bambini, pur coltivando la loro dote, crescano tenendo conto di tutte le tappe della loro vita e in un insieme di valori.
    Anna Vagrotelli

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