lunedì 7 aprile 2014

"Sii il migliore..."


“«Devi essere la prima dappertutto» le ricordò il fratello.
«Sì» disse Morgane, lo sguardo fisso in quello di Siméon.
«Mai un voto sotto al 9. Capito?»
«Capito»”


Fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori, le nostre maestre e le persone a noi più care, ci hanno insegnato che, in una gara, “l’importante è partecipare”. Ed allora, perché ci si ritrova in un mondo dove l’umanità è materialista e dove vincere la competizione è l’unico modo per sopravvivere? Perché si trovano persone che, seppur conformate alla massa nel modo di comportarsi e di vestirsi, sono spinte a prevalere su tutti? Per qualcuno poi, l’importante non è solo vincere, ma l’eventuale potere che ne deriva.
Sono bugie quelle che ci raccontano i nostri genitori?
A queste domande spetta a noi rispondere; per cui dobbiamo imparare ad aprire gli occhi guardando le cose con giudizio critico e non con superficialità.
Comunque, fin dall’antichità, nelle competizioni di qualsiasi genere si cercava di vincere a tutti i costi. Già nell’antica Grecia, per esempio, i politici utilizzavano l’ostracismo, che attraverso il voto di un’assemblea di 6000 cittadini, permetteva di esiliare un avversario politico ritenuto pericoloso per la democrazia. Questa istituzione divenne però, diversamente dallo scopo per cui era stata creata, un’arma per eliminare i propri competitori in politica.
Riferendoci al presente, anche la nostra società si basa su concorrenza e competizione; la pubblicità, ad esempio, talvolta esalta con eccessiva enfasi un prodotto, fino a renderlo per ciò che non è.
Anche la scuola, promuovendo concorsi letterali, artistici, matematici e di ogni tipo, insegna indirettamente ai giovani il dovere di vincere e può favorire inconsapevolmente la creazione di persone che pensano soltanto ad apparire come la società le vuole, piuttosto che essere se stesse. Dobbiamo cominciare  a vivere più serenamente per essere soltanto noi stessi e non preoccuparci solo di piacere alla gente.
La verità è che se saremo capaci di essere ciò che siamo, senza condizionamenti e senza cercare di prevalere sugli altri, si potrà parlare di una società basata sulla pace. Sarebbe come questo un nuovo inizio.


13 commenti:

  1. Se ho capito bene, da ciò che emerge da questo testo sembra che il grande motivo per cui le persone vogliono "prevalere", come dici tu, sugli altri, é perché si sentono in dovere di piacere alla società e la principale conseguenza é che non sono piú loro stesse. Sinceramente non riesco a trovare il nesso tra l'apparire e il competere; capisco che chi é vincitore acquista indubbiamente rispetto e notorietà, ma il successo in questa società credo dipenda da altri fattori.
    Inoltre non sono d'accordo quando si afferma che la scuola insegna il "dovere di vincere" attraverso concorsi e competizioni; penso invece che siano occasioni istruttive che aiutano lo studente ad aprirsi e a mettersi in gioco, anche perché un po' di sana competizione ha sempre fatto bene.

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  2. Compatisco in parte ciò precedentemente detto da Noemi. Personalmente non credo che la competizione sia dovuta a un "apparire" nella società, ma un "compiacersi" di se stessi, e poi non manchi riconoscimento ed il piacere che ne deriva. Credo che la società non sia quell'istituzione alla quale dobbiamo dimostrare, al contrario credo che sia solo un contesto al quale ci omologhiamo, dimenticando i sani valori della vita. Si, un po' di sana competizione non nuoce a nessuno, ma l'incentivazione delle stessa ci porta ad essere in continua lotta e gara con il mondo. Chi ce lo fa fare ? Non credo e non crederò mai a tutti quelli che dicono che partecipano a gare e non gli importa del risultato, e non ho mai sentito nessuno che veramente pensava che fossero costruttive. Il vero problema non è la competizione in se, ma il modo in cui viene vissuta. Lo si vede nello sport in primis. Società che puntano solamente alla vittoria, squadre i cui componenti sono aizzati l'uno contro l'altro per guadagnarsi il posto come titolare o per diventare un "panchinaro" a vita. Ma come tutti sappiamo, siamo animali sociali, in cerca di un continuo riconoscimento, da non-si-sa-chi e non-si-sa-come. Cerchiamo uno scopo, un obbiettivo, perché in fondo siamo tutti egoisti. Inconsciamente tutte le nostre azioni sono macchinate per un fine a noi stessi. Brutto da dire, soprattutto per coloro che sono davvero convinti di essere altruisti, e lo sono. Mi baso solamente su recenti studi che cercano di comprendere l'inconscio umano. Detto questo volevo complimentarmi con l'autore del post, mi aggrada molto il riferimento all'ostracismo greco, lo trovo molto interessante.
    Anna Cazzavillan

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  3. Complimenti a chi a scritto il post; ha tirato fuori delle affermazioni interessanti come quella dei concorsi scolastici e che l’importante è partecipare. Anche a me, come ad Anna, è piaciuto molto il collegamento con il mondo greco. Fin da piccolo ho seguito le gare di Valentino Rossi, e mi ricordo che volevo assolutamente che vincesse (come adesso, del resto) e quindi quando non era primo volevo abbattere o fermare in qualche modo i suoi avversari che erano davanti a lui, purtroppo spesso la nostra società pensa che l’importante sia vincere. Penso, che la vita non possa andare avanti senza una sana competizione, quando non ho voglia di studiare penso a quello che mi dice mio papà, che gli abitanti del terzo mondo hanno più “sete” di studiare rispetto a noi e che tra una ventina d’anni se non studio sarò uno dei loro operai e che quindi la situazione si ribalterà. Anche per entrare al collegge o all’università bisogna affrontare i test d’ingresso che sono una competizione alla fine.
    Tommaso Delpozzo

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  4. Ho sbagliato a scrivere conpatisco, intendevo concordo
    Anna Cazzavillan

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  5. Bel post, davvero. Concordo pienamente, mi limiterò solamente ad aggiungere delle considerazioni personali.“DEVI ESSERE IL MIGLIORE”…ma perché?? Non ha senso questa affermazione, o meglio quest’obbligo. Fin da piccola i miei genitori mi convincevano del fatto che l’importante non è essere i migliori, ma ogni giorno migliorare, porsi sempre nuovi obiettivi, e cercare di conseguirli nel migliore dei modi. Il punto critico è quando si vede qualcuno che riesce a fare determinate cose meglio di te, che ha successo quando si fallisce, insomma una persona che riesce a fare meglio degli altri. In queste situazioni, mi è stato insegnato, che non bisogna mai abbattersi. In un certo senso, nella vita, bisogna focalizzarsi più su se stessi, sui propri mezzi e le proprie abilità, senza fare continuamente confronti con gli altri. È necessario andare avanti per la propria strada dicendosi “ce la posso fare e semmai fallirò, migliorerò, giorno dopo giorno”. Come spesso si dice è più facile dirlo che farlo, perché nella vita, i confronti sono inevitabili, ed è anche vero che il più delle volte questi ultimi ci fanno stare molto male; ecco perché per me è importante focalizzarsi su di sé. Io stessa sono sempre portata a dire “ ma perché io non…” ma poi mi dico che tutto ciò non ha senso. Passo dopo passo, sto imparando a dire “bene, sarà per la prossima, hai una vita davanti!” . Migliorerò, crescerò e sbaglierò, ma la cosa più importante è affrontare tutto con ottimismo!
    Francesca Casarotto

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  6. Complimenti a chiunque abbia scritto questo testo, bel post.
    Nella vita le competizioni servono, punto. Concordo con quello che ha detto Francesca ma alla fine anche solo apparire con un aspetto migliore ogni giorno o impegnarsi sempre di più in qualcosa è una competizione, una competizione con noi stessi: noi siamo i peggior nemici di noi stessi. Dobbiamo continuamente lottare con gli altri ma soprattutto contro noi stessi.
    Come ha detto Anna, è butto pensare che anche i più altruisti in realtà sono egoisti, ma la verità è che voler aiutare gli altri è un mezzo per sentirsi accettati, considerati e questa è una forma di competizione anche se apparentemente non sembra.
    Per quanto riguarda le competizioni scolastiche mi hanno sempre insegnato che servono per prepararci alla vita e credo sia molto produttivo perché tutto si basa sul competere: spesso negli ultimi tempi si pensa che il denaro sia strettamente collegato a competizioni, ma questa è una fissa mentale che ci impone sempre più la società moderna.
    Melania Gottardo

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  7. Complimenti per il bel post ed è attuale.
    Sono d'accordo con Francesca nel fatto che fin da piccoli i nostri genitori ci hanno insegnato che l'importante non è vincere ma partecipare e penso che questo riguardi quasi tutti noi. Ma io sinceramente penso che ogni persona voglia più vincere che partecipare (a parte me ahaha, sherzo!) e questa cosa è difficile da ammettere però fa parte della vita che ci impone sempre nuove competizioni fra di noi ma anche verso nuovi obbiettivi da raggiungere.
    Per quanto riguarda la scuola, secondo me il suo 'obbiettivo' non è quello di farci competere l'uno con l'altro ma di far uscire da noi il meglio che possiamo dare. Però, ci sono alcune persone che durante una gara in invece di provare anche a divertirsi cercano di mirare solo alla vittoria e questo secondo me, è un po' triste.

    Silvia Terraroli

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  8. *scherzo

    Silvia Terraroli

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  9. Bel post!! Mi sono resa conto che ormai la gente cerca di creare un'atmosfera di competizione in tutto quello che facciamo, anche la minima sciocchezza. Ma perché bisogna essere a tutti i costi migliori degli altri? Credo però che sia una cosa spontanea cercare di essere i migliori in qualche cosa; a tutti è capitato almeno una volta!!! Ad esempio, lo sport: ormai sono pochi gli sport in cui non si fanno gare e competizioni, quindi sono dell'idea che anche lo sport da il suo contributo a rendere le persone più competitive tra loro. Non è una bella cosa essere competitivi...ma come ignorarlo? Ci sarà sempre qualcuno accanto a noi che vorrà essere il migliore in tutto! Riguardo alla scuola sono d'accordo con Silvia: anche se a volte si possono creare delle piccole competizioni, penso che la scuola cerchi di stimolarci a fare del nostro meglio, di sicuro non a vincere!!! I genitori invece non sempre educano i bambini al pensiero che l importante sia solo partecipare...alcuni di essi spingono i loro figli a fare attività e gare solo per il gusto di dire: "Quello è mio figlio! E' arrivato primo visto? Ha vinto!". E questo di certo non aiuta a non essere competitivi.

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  10. Concordo con Noemi,nemmeno io trovo il nesso tra 'l'apparire' e il 'competere'.
    Questo è un argomento di cui abbiamo parlato anche in classe, molte persone avevano portato esempi di esperienze personali in particolare mi è rimasto impresso l'esempio di Caterina: una ragazza che pratica atletica con lei, che alla conclusione delle gare se non si classificava prima, veniva rimproverata da i suoi genitori.
    Personalmente, non ho mai avuto esperienze di questo genere (per fortuna). Non condivido il comportamento di tutte quelle persone per le quali l'unica cosa importante è vincere.
    L'importante è sempre partecipare!
    Anna Vagrotelli

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  11. Io ho apprezzato tantissimo il commento di Francesca...’’focalizzarsi su se stessi’’...’’i confronti sono inevitabili’’...’’mai abbattersi’’...’’fallirò, migliorerò’’...devo ammettere che mi è parso di leggere proprio ciò a cui intanto stavo pensando! Invece sono abbastanza in disaccordo con Melania: non credo che le competizioni servano, ma solo che ormai, appunto, siano inevitabili. Però anche senza di esse si vivrebbe bene, forse anche meglio. Certo, i concorsi stimolano le persone a dare il meglio di sè, a spingersi oltre i propri limiti, danno delle soddisfazioni, ma esse poi degenerano e nella nostra mente si trasformano in pensieri che ci portano a paragonarci agli altri e a sentirci più importanti, capaci..migliori. Pensandoci, è proprio questo desiderio implacabile di voler essere i migliori la causa delle guerre che hanno scosso il nostro mondo: si gareggiava per avere più cibo, più terreni, più schiavi, più armi..più potere. E come finiva? Con la distruzione, fisica e psicologica. Sarebbe bastato solo che ogni popolo avesse apprezzato ciò che aveva e collaborato con gli altri, invece di cercare a tutti i costi di imporsi. L’obiettivo della società, invece, pare essere sempre questo...
    Tuttavia personalmente mi sento di dire che, se dosato bene, e ci tengo a sottolineare ‘’SE DOSATO BENE’’, il voler fare meglio degli altri non nuoce. I miei genitori sin dalle elementari mi hanno incitato ad impegnarmi tanto e ad ottenere sempre il massimo dei voti, mostrandosi delusi quando non ci riuscivo pienamente. All’inizio ci restavo un po’ male, ma questo mi dava la forza di fare di più. Ho ottenuto moltissime soddisfazioni e adesso devo ringraziarli per quei loro modi un po’ severi di incoraggiarmi. Ammetto che il pensiero di essere migliore mi ha sfiorata spesso, ma io l’ho sempre represso, perché credo che per vivere bene non serva essere il più ‘’bravo’’ e avere tutto il potere nelle proprie mani, ma al contrario la consapevolezza che ci sono tante altre persone altrettanto ‘’brave’’ con cui scambiare consigli e far nascere idee. Perchè l’unione fa la forza.

    Vlada Kanavalava

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  12. Complimenti a chi ha scritto questo post! Sono d'accordo, il mondo in cui viviamo è del tutto materialista, dove per poter sopravvivere bisogna cercare di superare gli altri per sentirsi appagati. Sì è vero, fin da piccoli ci è stato insegnato che l'importante è partecipare, poi si è in trasformato in "l'importante è vincere". Perché tutti vogliamo essere migliori degli altri, non vogliamo perdere mai e cercare di superare ogni cosa. I nostri cari non è che ci hanno detto bugie ma in modo indiretto ci volevano vedere tra i migliori, ci hanno spinto a fare sempre qualcosa in più. La competizione, se non eccessiva, non ha mai fatto del male a nessuno, infatti fa bene mettersi in gioco, cercare di superare i propri limiti: basta solo non esagerare. Ad esempio prendiamo lo sport: non ha nessun senso doparsi per ottenere i migliori risultati, perché è come se non fossimo noi stessi, noi siamo noi che arriviamo primi, ma il doping. Detto questo un bravo atleta riesce ad ricevere gratitudine anche solo impegnandosi.
    Petra Busatta

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  13. Complimenti a chiunque abbia scritto questo post! La vita non è nient'altro

    che una serie di competizioni, anche fra noi stessi!

    Fin da piccoli i nostri genitori ci lasciavano vincere ai giochi nei quali giocavamo assieme, la cosa è giusta, rendendoci così orgogliosi e più sicuri di noi stessi, però può risultare anche una cosa "negativa" perché in un certo modo ci fanno pensare che nella vita è tutto facile.

    Anche per me l'importante non è vincere ma partecipare. Complimenti ancora per il post!

    Maddalena Sandri

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