“–Ken non ha il
pisellino nelle mutande, non so perché – si chiedeva Venise svestendo la
bambola. – Tutti i maschi ce l’hanno vero ? Bart ne ha uno grande grande. L’ho
visto nella sua camera. E François ? Tu gliel’hai visto il suo pisellino?- ”
La
curiosità, un desiderio di sapere e di conoscere che ha sempre caratterizzato
il genere umano. Desiderio che lo ha portato alle conoscenze che oggi tutti noi
condividiamo. Ma quando nasce la curiosità? E come? La curiosità nasce con la
vita, quando i bambini sono alle prese con la scoperta del mondo. Un mondo
nuovo pieno di novità, meraviglie …. curiosità. Chissà quali domande sorgono
nella testolina di un infante di pochi mesi, la cui capacità di parola non è
ancora sviluppata. Non lo sapremo mai, ma non appena questo si dimostra in
grado di formulare una frase, ecco che possiamo constatare la ricorrenza di una
semplice parola : PERCHE’ ? A quali genitori non è mai capitato di affrontare
lunghi discorsi cercando di spiegare tutti i perché del figlioletto ?
- Papà,
perché non posso giocare fuori ? –
- Perché
piove –
- E
perché piove ? –
- Perché
ci sono tante nuvole –
- E
perché ?
- Perché
le spinge il vento –
- E
perché ? –
- Beh …
non lo so –
- E
perché non lo sai ? –
Alcuni recenti studi hanno dimostrato che
la “ fase dei perché” caratterizza tutti i bambini dai due ai tre anni, e
persiste durante la crescita trasformandosi fino ad arrivare al semplice
interesse. Questa fase è appunto il frutto di un passaggio importantissimo
nella crescita del bambino, egli decide infatti di vivere attivamente la vita,
non limitandosi ad osservarla, ma capendola. Il piccolo cerca appunto di capire
la realtà, scoprirla, darle un senso, un’interpretazione. Sapere gli dà una
sorta di sicurezza, perché non conoscere qualcosa significa in qualche modo
averne paura. Pensiamo alle profondità marine o allo spazio sconfinato, luoghi
che noi nemmeno osiamo sognare. Cosa ci aspetta in quegli spazi remoti?
L’inconsapevolezza, il mistero, sono tutti fattori che ci inducono alla paura.
L’età ci insegna a scivolare sopra alcune incomprensioni, a non farci caso, ad
andare avanti. Ma l’approccio di un bambino con i problemi è totalmente
frontale, e questo lo induce ad un solo ed unico modo per affrontarli, il “perché ?”. Ancora più importante è che i
genitori assecondino le aspettative del bambino, soddisfacendole. Quale
delusione più grande per un bambino se non lo scoprire che il fortissimo papà o
l’ incredibile mamma non conoscono qualcosa? I genitori sono, e almeno in una
prima fase sempre saranno, i grandi eroi dei più piccini. Riguardando i temi
della prima o seconda elementare, tutti troveranno un testo dove parlano del
loro papà come un supereroe fortissimo e della loro mamma come una donna
bellissima ed intelligentissima. Per questo è importante dare delle sicurezze ai
figli. Un giorno si renderanno conto da
soli che i loro genitori non sono perfetti e, purtroppo, più in fretta di
quanto si creda. È dunque importantissimo che i genitori prendano sul serio la
fase dei perché, comportandosi come la fonte di sapere e sicurezza che
desiderano i figlioletti. Le domande di un bambino possono essere di vari
generi:
Di tipo fisico: perché l’ombra ci segue?
Perché non posso respirare sott’acqua? perché il cielo è blu ?
Sono le più facili a cui rispondere, basta
avere un po’ di fantasia.
Di tipo astratto: che cos’è l’amore ?
Perché le persone muoiono ? Dove vanno le persone quando muoiono ?
Sono domande più difficili, alle quali
bisogna stare attenti, e soprattutto bisogna far capire al bambino che è troppo
piccolo per conoscere la risposta.
Di tipo imbarazzante : come nascono i
bambini ? Perché ho il “pisellino” ? Perché ho la “patatina” ? Perché le donne
hanno le “tette” ?
Queste sono le domande che mettono più alla
prova i genitori. Innanzitutto è importantissimo dare il giusto valore alla
sessualità e non sminuirla davanti al bambino, ma soprattutto cercare di
generalizzare e non spaventarlo inutilmente. È inoltre importante anche il modo
in cui si risponde alle domande, usando metafore, esempi semplici e concreti, e
inoltre bisogna guardare negli occhi il bambino, perché non si accontenterà di
una risposta data mentre il papà guarda il telegiornale o mentre la mamma
stende il bucato.
E’ quindi di fondamentale importanza
sostenere la curiosità dei bambini, e accompagnarli alla scoperta del mondo pur
sempre rispettando l’ingenuità e l’inconsapevolezza con la quale i loro occhi
guardano ciò che li circonda.
Anna Cazzavillan