lunedì 21 aprile 2014

La tensione delle analisi


“Crederci. Non crederci più. Crederci ancora. Non crederci più di nuovo. Che giostra infernale!”



Le analisi del sangue che permettono di verificare la presenza di globuli rossi, globuli bianchi e di piastrine, si presentano come una vera e propria tortura. Da esse dipende il destino di un paziente, la quantità di fattori positivi e negativi è fondamentale. Durante le analisi il supporto di una persona cara, qualcuno che sappia come tirarti su di morale, funge di grande aiuto. Nella maggior parte dei casi un soggetto affetto di qualsiasi tipo di leucemia presenta sintomi comuni, quali la stanchezza, affaticamento dovuto ai molti processi ai quali sono obbligati ad essere sottoposti e febbre. Nel romanzo la parte di Barthélemy gioca un ruolo importante nella fase cruciale delle analisi, il quale però non troverà conforto, ne si darà pace durante la lunga attesa del risultato delle analisi stesse. Nel 50% delle possibilità la vita allenterà la presa sul paziente, fino a lasciarlo esanime, mentre nel restante 50% si tratta di una ripresa, una remissione, ovvero un’apparente distruzione delle cellule leucemiche. Nel mentre dell’attesa, gli animi sono in fervore. Non si sa se credere in una progressiva guarigione o se non credere più a nulla. Gli sbalzi d’animo sono frequenti. 

Beatrice Sgreva

15 commenti:

  1. Brava Beatrice, bel post! Credo che sia un po' corto come post e avresti potuto approfondire un po' di più l'argomento.
    Come hai scritto tu, chi deve essere sottoposto ad un'analisi del sangue deve aver un supporto morale per affrontare meglio ciò che gli accadrà.
    I pazienti, i quali hanno leucemia o magari un tumore, non temono le analisi del sangue perché ormai sono abituati a tutto, dato che ne devono fare un al mese di media. Al contrario, i pazienti che devono fare le analisi per un semplice controllo, temono molto di più di quello che in realtà sono, se poi ti da' fastidio il sangue e gli aghi, allora be'...buona fortuna! Io per esempio sono agofobica, ho paura anche di una semplice puntura, figuriamoci delle analisi...

    Maddalena Sandri

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  2. Bel post, brava. Personalmente sono dell'idea che sia normale essere in tensione per le analisi del sangue...soprattutto se, come ha detto Maddalena, si ha un certo rifiuto per aghi e sangue. I pazienti che devono fare controlli frequenti infatti, essendoci ormai abituati, non credo siano in tensione; allo stesso momento, però non credo ci sia motivo di essere così in ansia per dei semplici controlli e magari anche ben distanziati tra loro negli anni!!! Certo chi è agofobico non riuscirà mai a non essere in ansia.

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  3. Bel post, anche se avresti potuto cercare di approfondire maggiormente questo argomento. È normale essere in ansia per le analisi, soprattutto per chi soffre di leucemia, tumori etc.. in quanto potrebbero dimostrare un miglioramento del paziente. Io credo che quelli che soffrono di queste malattie dovrebbero sempre sperare in una progressiva guarigione e non dovrebbero mai credere che non ce la faranno. Infatti, io concordo con la frase che dice che la speranza sia l’ultima a morire! Bisogna crederci sempre fino in fondo. Al contrario, chi non soffre di nessuna malattia e deve fare una semplice analisi non dovrebbe essere particolarmente in ansia: si tratta solamente di un controllo! Ovviamente, com’ è stato già detto precedentemente da Maddalena, per chi è agofobico, la paura di fare l’analisi del sangue sarà sempre presente.
    Maria Vittoria Porro

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  4. Bel post Beatrice! Anche se, a dire il vero, è un po' corto...
    La tensione per qualunque cosa è alta, figuriamoci per delle questioni di tale spessore come cancro o altre malattie a filo tra la vita e la morte.
    Concordo con la frase citata da Maria Vittoria (la speranza è l'ultima a morire) ma fra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare; certo, si cerca di sperare sempre per il meglio ma difficile riuscirci perché la gente tende ad essere pessimista oppure cerca di tenere sotto controllo l'entusiasmo per non demoralizzarsi troppo nel momento in cui la risposta, sfortunatamente, debba apparire negativa.
    Conosco alcune persone che, nel presente come nel passato, aspettano risultati di analisi molto importanti a cui non riescono a non pensare: a volte questa continua tensione occupa pienamente la loro mente,altre volte (fortunatamente) solo lievemente, ma, comunque, è una preoccupazione sempre presente.
    Melania Gottardo

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  5. Il post è informativo e ben strutturato.
    Dover attendere i risultati di alcuni esami molto importanti è davvero snervante e la tensione è sempre alle stelle. In quei momenti la presenza di qualche caro può essere fondamentale soprattutto se si è un po' ansiosi di natura. Tanto più se come è successo a Bart i risultati sembrano essere buoni e il paziente migliora per poi avere una rovinosa ricaduta e in seguito migliorare di nuovo; a quel punto i continui cambi di emozioni portano a repentini sbalzi d'umore e a lungo andare depressione. Qualsiasi paziente aspetta la fine di quel test con un ansia mista a paura in cui nemmeno lui stesso sarebbe in grado di scegliere se voler sapere i risultati o meno. E' una fase molto delicata che può completamente cambiare la vita di quella persona.

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    1. Scusate ho dimenticato di aggiungere il mio nome sono Riccardo La Iacona

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  6. Brava Beatrice! Anche se potevi amplificarlo un po' di più.
    Anche per me le analisi del sangue sono una vera e propria tortura, non le sopporto proprio. Perché gli aghi sono una delle mie paure più grandi, ed anche a vederli mi vengono i brividi. Ad esempio, poco più di una settimana fa, ho dovuto fare delle analisi al sangue. Come sempre mi faccio delle paranoie assurde mentre aspetto il mio turno; poi quando tocca a me stringo i denti e penso a qualcos'altro mentre l'ago mi perfora la pelle. Ma alla fine svengo sempre. Di solito mi accompagnano i miei genitori, che anche se mi supportano a me non fa molta differenza. Certo, per dei semplici esami del sangue il sostegno di qualcuno non è che serva a molto, invece se si è nei panni di Siméon il supporto di una persona cara è importantissimo sempre. Sono d'accordo con Maddalena, per dei malati di leucemia o altre malattie gravi gli esami del sangue non fanno più paura e nemmeno male, visto che ne faranno parecchie volte al mese e perché affrontano cose ben peggiori.
    Petra Busatta

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  7. Mi è piaciuto il tuo post, solo che, come già detto, avresti dovuto approfondire maggiormente questo argomento! Penso che esistano due situazioni diverse: da un lato coloro che sono già a conoscenza di essere malati, possono essere preoccupati per un esame poiché c'è di mezzo la propria guarigione o l'avanzamento della malattia; d'altro canto, coloro che devono sottoporsi ad un esame di controllo, possono essere preoccupati al pensare che si potrebbe porre davanti un periodo difficile, dove affrontare la malattia e/o speranzosi che tutto vada per il meglio.
    Personalmente, non mi sono mai sottoposta ad esami particolari perciò non so cosa si prova quando un ago ti perfora la pelle, non posso ancora definirmi una persona agofobica! Penso che serva molto l'appoggio delle persone a cui si vuole bene: ti danno quella tranquillità e quel sorriso in più che ti serve ad affrontare questi esami!
    Complimenti per il post,

    Vanessa Frigo

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  8. Trovo molto interessante il tuo post, specialmente perchè quando avevo 7 anni, ho dovuto eseguire un lungo filo di esami,data la mia bassa statura e la mia esagerata magrezza. Grazie a questa "esperienza" ho affrontato l'agofobia e non scoppio più in lacrime quando entro in un ospedale. :)
    Ritornando al nostro argomento, trovo che sia più che essenziale avere qualcuno accanto, anche per un semplice prelievo di sangue. Secondo me, Bart ha compiuto il suo dovere da fratello maggiore : assistere, curare, visitare e sostenere moralmente il fratellino minore malato di leucemia non è un lavoro facile.

    Gabriela Ciobanu

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  9. Bel post, forse un po' breve ma molto ben strutturato.
    Io non sono mai andata a fare le analisi del sangue in vita mia..! E spero di dover ritardare il momento delle mie prime analisi il più possibile, perché sono terrorizzata dagli aghi...
    Poi anche secondo me chi ha problemi particolari ed è costretto a fare esami molto frequenti dopo un po' si abitua, magari non fino al punto di non sentire più l'ago ma quasi, credo. Concordo con ciò che ha detto Vanessa a proposito delle due diverse situazioni di aspettative dei risultati. Chi fa delle analisi sapendo già di non poter aspettarsi niente di buono ci va quasi svogliato, senza pensarci, come succede a Leo, uno dei personaggi della serie tv Braccialetti Rossi, che si sottopone a esami di continuo e poi guarda le cartelline con i risultati senza neanche aprirle perché ormai è già convinto che quello che c'è scritto siano solo brutte notizie.
    Francesca Visentin

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  10. Bel post Beatrice! Un po’ breve ma contenente tutte le informazioni necessarie! Vanessa, Francesca, voi non avete mai fatto le analisi? Io sì, sia flebo che analisi! L’anno scorso ricordo che il dottore ,quando sono andata a fare una visita dato che ero un po’ pallida e stanca, ha guardato mia madre e ha detto “è il caso di fare le analisi”. Io dentro di me urlavo “no, ho paura!”. Ho paura degli aghi, dei medici, delle malattie, il sangue mi impressiona. Il mio incubo ricorrente è appunto trovarmi in ospedale e assistere a delle operazioni. Comunque quando è arrivato il giorno delle analisi, avevo tanta paura e quando ho sentito chiamare il mio nome stavo per svenire. Nella sala prelievi c’era mia mamma con me e l’infermiera che mi faceva mille domande per distrarmi, ma ero troppo agitata per fare conversazione. Fortunatamente tutto è durato solamente pochi minuti , ma mi è servita tutta la giornata per smaltire l’ansia ! Spero come tutti di stare bene e di tornare all’ospedale per un altro controllo di routine tra tanto tanto tempo! Complimenti ancora per il post!
    Francesca Casarotto

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  11. Bel post Bea. La paura delle analisi è un classico, si ha paura degli aghi e del sangue, chi l'ha fatto sa cosa si prova, per me è stato una presa dell'anima. alcuni svengono, è normale, si hanno giramenti di testa e l'offuscament della vista e si diventa pallidi, è una cosa che dura pochi minuti e dopo ci si sente stanchi e giù con le forze, basta un cappuccino o del cioccolato per riacquistare tutto. Non si deve avere paura.
    Angela Tresso

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  12. Il post mi è piaciuto molto anche se avresti potuto aggiungere altre informazioni interessanti e curiose, comunque brava Beatrice.
    Sin da piccola avevo paura di andare a fare gli esami del sangue però il fatto che con me c'era mia mamma mi aiutava molto, ma mi ricordo che se le infermiere non mi salutavano con il sorriso mi mettevo a piangere e non volevo fare la puntura. All'età di sei anni sono stata operata d'appendicite e da quel periodo, fare le analisi del sangue non mi da nessuna preoccupazione! Se avessi dei problemi e vorrei accertarmi di stare bene, la preoccupazione si farebbe sentire certamente ma l'importante è cercare di rilassarsi e pensare positivo.
    Benedetta Garbin

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  13. Al contrario di quanto detto prima da molti, io mi sono trovata spesso a dover fare analisi del sangue da sola, perché i miei genitori non avevano mai tempo di restare con me o si rifugiavano al di là del muro, forse intimoriti alla vista del camice bianco. Per quante volte sia successo, non mi sono mai abituata a questa situazione: ogni qualvolta sono costretta a mettere piede in un ospedale mi sento le farfalle nello stomaco, ma non perché io ami tanto i medici, anzi! Non appena li scorgo, anche in lontananza, mi si accorcia il respiro, diventa affannoso e mi sembra che tutto il mondo attorno a me sia aspirato in un vortice a cui non riesco a resistere...infatti il più delle volte svengo.
    Tutto ciò, riflettendoci, mi appare alquanto strano, data la mia passione oserei dire sfegatata per la scienza...amo sentirne parlare, perdo la cognizione del tempo se apro un libro che tocca anche minimamente l’argomento, potrei ascoltare qualcuno per ore e ore senza stancarmi mai, ma alla vista di un dottore le gambe non mi reggono più.
    Poi però apro la mente ed è come se iniziassi a vivere in due realtà contemporaneamente: fisicamente sono nello studio di un medico, ma non mi accorgo nemmeno della sua presenza perché con la mente sono altrove che vago tra i ricordi, penso a persone che vorrei rivedere e a scelte che non vorrei rifare. Questa mia capacità di ‘’esserci ma non esserci’’ è la mia ‘’arma segreta’’ che uso per difendermi...da me stessa!
    Perché infatti siamo proprio noi i nemici più grandi di noi stessi e la mente, i pensieri, la volontà influiscono moltissimo sulle condizioni fisiche di una persona. ‘’La speraznza è l’ultima a morire’’, ‘’Volere è potere’’....sono tutti detti che di solito vengono visti con un certo distacco, perché sembrano le parole di chi cerca di fare il filosofo perché non sa come rispondere alle nostre domande. In realtà invece racchiudono una grande verità. Sembrano banali quelle parole, ma proviamo a riflettere a quante volte l’immaginare di raggiungere un obiettivo ci ha dato una mano a farlo, a quante volte non smettendo di sperare in qualcosa abbiamo avuto la forza di non mollare, a quante volte pensando a qualcuno ci siamo rialzati anche dopo essere caduti molte volte. Credo che tutti abbiano una vaga idea di quello che dico. Il corpo è importante, ma senza la mente non ce ne facciamo nulla.

    Vlada Kanavalava

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  14. La tensione... la cosa più difficile da sopportare prima del prelievo del sangue. Una bruttissima sensazione, vero, ma prima o poi tocca a tutti controllare la propria salute attraverso questa procedura medica.
    Anche a me è successo di arrivare ad avere il terrore degli aghi perché da piccolo, più o meno a 7 anni, durante un prelievo, il "medico" non riusciva a trovarmi la vena dalla quale estrarre il sangue. Con la siringa per adulti continuò a bucherellarmi il braccio, senza riuscire nel suo intento. Nel frattempo, i miei genitori, che avevano assistito alla scena, iniziarono a sentirsi male e chiesero di interrompere tutto. Io, ovviamente, avevo le lacrime che arrivavano ai piedi e per calmarmi mi portarono fuori a far colazione. Fu un'esperienza un po' brutta, ma il giorno dopo il prelievo me lo fecero due suore bravissime, con un ago a farfallina, quelli adatti per i bambini. Non sentì nulla e imparai che la paura che avevo prima di "togliermi il sangue" per la seconda volta non serviva a nulla.
    La presenza di qualcuno di importante che sostiene il paziente è fondamentale da piccoli, è vero, ma crescendo non bisognerebbe dipendere totalmente dalla/e quella/e persona/e, ma anzi, riuscire ad affrontare il tutto da solo, in maniera tale da affrontare le proprie ansie e tensioni, per poi rendersi pienamente autonomi e consapevoli del fatto che il prelievo è una pratica di routine annuale, per la quale non bisogna provare terrore.
    Marco Pompilio

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