mercoledì 23 aprile 2014

L'abbandono dei minori



“Sono stato abbandonato da mio padre” .”E ricomincia! Ma qui siamo stati tutti abbandonati da nostro padre”. “per me è peggio”. Si intestardì Bart. “non ha nemmeno voluto vedermi”.


L’abbandono dei minori è un tema che rappresenta una realtà purtroppo molto diffusa anche nella società attuale. Ci sono varie tipologie di abbandono, ad esempio totale assenza di un genitore a seguito di una separazione, oppure mancanza di entrambi i genitori che si disfano dei propri figli lasciandoli stabilmente in ricoveri o a persone esterne privandoli quindi di una crescita serena in un ambiente familiare e protettivo che gli garantisca così un’integrità fisica e psichica.
Ci sono numerosi casi riportati anche spesso dalla stampa, di ragazzine che si presentano in ospedale incinta e bisognose non solo di assistenza medica, ma soprattutto psicologica.  Una volta avvenuta la nascita non vengono riconosciuti dai genitori e la causa  molto spesso è dovuta a condizioni sociali ed economiche precarie.
Nella maggior parte dei casi quindi gli abbandoni neonatali sono di mamme troppo giovani che non sono in grado di assumersi una responsabilità così grande. La legge comunque prevede che da quando il bimbo nasce vi sono 10 giorni di tempo per il riconoscimento, questo per dare la possibilità ad un eventuale ripensamento. Se questo non avviene il tribunale dei minori darà un nome e cognome di fantasia ed il bambino  potrà essere adottabile. Per tutte quelle situazioni di particolare disagio alle mamme minorenni viene offerta la possibilità di un rifugio per sei mesi  in strutture protette assieme al figlio per dare la possibilità alla giovane madre di decidere con più tranquillità.
Il problema dell’abbandono molte volte è connesso a quello dell’aborto che, spesso, ha cause simili, la situazione dell’abortività  giovanile in Italia è meno grave che in altri Paesi, ma ci mettono in guardia in quanto l’Italia si avvia verso  un inesorabile declino morale ed educativo.

Riccardo La Iacona 

16 commenti:

  1. Bravo Riccardo! Hai trattato un argomento molto serio in un modo chiaro, anche se non concordo in qualche tuo punto di vista.
    Penso che lasciare un figlio perché non si è in grado di occuparsene non sia un vero e proprio abbandono, è sicuramente meglio che abortire subito, privandogli la libertà di continuare a vivere. Credo che il bambino non ne risenta la mancanza se viene immediatamente inserito in un nucleo familiare e se viene amato come un vero figlio.
    Invece penso sia peggiore l'abbandono quando il bambino ha già preso coscienza della sua famiglia e si sente non amato dai genitori che lo trascurano e lo affidano ad altri parenti.
    Petra Busatta

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  2. Veramente un bel post,Riccardo, complimenti. Non sono pienamente d'accordo con la mia compagna Petra, perchè un abbandono è sempre un abbandono , non importa se il bambino viene subito affidato alla legge o se ha gia' avuto tempo di conoscere la sua famiglia. L'unico caso che (secondo me) può essere giustificabile ,è il decesso dei genitori. Se invece un babino viene lasciato a causa della madre minorenne che non può permettersi il suo sviluppo, lo ritengo un atto di grande irresponsabilità.
    Gabriela Ciobanu

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  3. Post molto chiaro su un argomento che invece continua a far discutere.
    Io sono d'accordo con Petra, piuttosto che abortire è meglio portare al termine la gravidanza sapendo comunque che anche se la madre non potrà prendersi cura di suo figlio in prima persona ci sarà qualcun altro che sarà disposto a farlo.
    Io personalmente, per mia ignoranza, sono rimasta sconvolta da ciò che hai scritto a proposito dei bambini non riconosciuti a cui vengono dati nomi e cognomi di fantasia, non l'ho mai accettato. Va bene il nome, ma il cognome no! Secondo me il cognome deve essere dato ad un bambino, in casi eccezionali ovviamente, quando è stato trovato qualcuno disposto ad adottarlo, però è anche vero che se un neonato non è stato riconosciuto e non ha ricevuto richieste di adozione non può rimanere senza cognome... Anche a mio parere per un bambino già più "cresciuto" diciamo è un grandissimo trauma essere abbandonato dai genitori, perché cominciano a subentrare anche problemi psichici, come sentirsi un peso per gli altri, che poi non permettono al ragazzo di vivere un'infanzia e poi un'adolescenza felice.
    È vero, oltretutto, che come ha detto Riccardo spesso mancano anche le strutture adatte ad accogliere i minori abbandonati, che quindi crescono in un ambiente non familiare che quindi può creare ulteriori problemi.
    Francesca Visentin

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  4. Bel post Riccardo. Penso che l'abbandono sia una cosa vergognosa oltre che disumana. Fortunatamente, alcuni bambini vengono trovati, in condizioni pessime, in cassonetti o addirittura nei bagni del McDonald's.
    Purtroppo questo problema non si può risolvere così facilmente, perché spesso le donne che compiono questi atti orribili hanno problemi mentali oppure che non hanno un cuore, ma spesso anche, si tratta di nonne innocenti con problemi economici e che non si può permettere di mantenere un bambino.

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  5. Complimenti Riccardo per il bellissimo post!
    E' un testo, secondo me, un po' corto ma molto chiaro!
    In certi punti sono d'accordo con te in altri no.
    Per esempio sono d'accordo con Petra nel dire che è più 'grave' l'abbandono di un figlio quando lui è grande ed è già consapevole di chi siano i suoi genitori mentre magari appena nato no.
    Io trovo che l'abbandono sia una delle cose più brutte che una madre possa fare, come si fa ad abbandonare il proprio figlio, magari mentre piange o per strada o nei cassonetti?
    Io non ce la farei davvero.
    Sono completamente d'accordo con te sul fatto che l'abbandono riguardi per la maggior parte dei casi mamme troppo giovani e spaventate per avere questa grande responsabilità!
    Sinceramente non ero a conoscenza del fatto che fosse data la possibilità,alla mamme in difficoltà, uno spazio per decidere se tenere il bimbo o no e ne sono rimasta colpita!
    Complimenti ancora!

    Silvia Terraroli

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  6. L’abbandono…credo che tutti quei ragazzi che hanno avuto la fortuna di conoscere e vivere con i loro genitori, debbano riflettere per coloro che, invece, sono stati divisi o abbandonati persino dai loro familiari stessi. Certamente chi decide di compiere un gesto del genere può pensare di avere tutte le ragioni del mondo per farlo, ma io sono dell’idea che nessuna di queste possa riparare l’immenso dolore che il figlio si trascinerà una volta cresciuto. Nella maggior parte dei casi, atti così portano molti problemi col passare del tempo e, soprattutto, quando una famiglia adotta un bambino, si trova in serie difficoltà nel momento di rivelare lui di avere altri genitori. Ci sono persone che reagiscono bene, incuriosendosi e cercando il vero papà o la vera mamma, ma altre possono accettare male la notizia, arrabbiandosi con gli educatori per non averlo saputo prima, o per averlo scoperto da soli. Una cosa certa è che per sempre verranno invasi da quella serie di domande “ma perché non mi hanno voluto? Cos’ho fatto io di male?” che resteranno impresse nelle loro menti fino a prendere coraggio e decidere di incontrare le persone che le hanno date alla luce, o, nei casi peggiori, fino ad odiarle ed entrare in crisi autoconvincendosi di essere persone cattive, inutili e che, per questo motivo, hanno fatto bene ad abbandonarle.
    Alla fine dei conti, però, genitore si definisce colui che accudisce e si prende cura amorevolmente di qualcuno, che è presente quando si è ammalati e che soffre per le piccole o grandi difficoltà che il suo “piccolo” sta affrontando. Credo quindi, che quando le persone adottate riescono a capire questo, si sentano più accettate, poiché fortunate ad essere volute da altre persone che gli vogliono bene e che con loro hanno potuto creare una famiglia.
    Caterina Crestani

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  7. L'abbandono di un figlio è un gesto veramente disumano! Si sente parlare di ragazze-madri che gettano i loro figli nei cassonetti della spazzatura o di donne che abbandonano il figlio appena nato nel treno! Sembra quasi impossibile pensare che una madre possa fare un tale gesto al suo bambino: personalmente, se fossi al posto loro me ne vergognerei e me ne pentirei per tutta la vita!
    Penso che, tutte quelle donne giovani che si ritrovano a dover accudire un neonato, abbandonino i loro figli per problemi economici e forse anche affettivi: magari il loro partner non ne vuole sapere della gravidanza e decide di rinunciare a diventare il padre di quel bambino.
    Per una donna in difficoltà, sarebbe più corretto affidare il bambino ad una struttura o ad un ospedale, così sarebbe sicura che la famiglia che deciderà di adottarlo, gli offrirà, oltre a tanto amore, anche una casa dove vivere, a differenza di lei che per problemi famigliari o economici non se lo può permettere.
    Complimenti per il post, è scritto in modo semplice e chiaro!

    Vanessa Frigo

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  8. Complimenti per il post Riccardo! Sei riuscito con poche ed efficaci parole ad illustrare questo complesso tema! Vorrei soffermarmi su come questi minori vivranno la loro tragica situazione nel futuro. Queste persone, non avendo avuto delle figure genitoriali su cui contare, a cui confidare i loro segreti, con cui condividere i loro problemi, a cui fare delle semplici confidenze o porre domande, ma soprattutto delle guide amorevoli ( ciò che tutti i genitori dovrebbero essere), cercheranno sempre una persona che possa sostituirli, un amico disposto ad ascoltarli,a credere in loro, ad incoraggiarli, ad essere sempre presente nei momenti tristi. Penso infatti che un abbandono crei un vuoto nell’anima difficile da colmare, un grande bisogno di affetto da ricercare ovunque. Dicono che chi ha sofferto tanto sa dare tanto agli altri .Talvolta però a causa della sofferenza subita alcuni hanno paura di essere di nuovo abbandonati, di essere di nuovo soli e non hanno il coraggio di aprirsi all’altro e si continuano a vivere nella solitudine dell’abbandono che segna la vita.
    Francesca Casarotto

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  9. Bel post Riccardo. Vorrei soffermarmi in alcuni punti. Una ragazza di 16 anni rimane incinta. Cosa fa? Abortisce, lo tiene o lo fa adottare. In questo caso non è proprio abbandono perchè se lei non è pronta per affrontare la gravidanza non è un crimine e se non è pronta per badare al bambino può darlo ad un'altra famiglia che si prende cura di lui. E' abbandono invece come hai detto tu Riccardo le ragazze che buttano i propri figli appena nati nel cassonetto o nelle discariche. C'è un film, che si chiama Juno che parla proprio di questo argomento.

    Angela Tresso

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  10. L'abbandono fisico ha il sapore del rifiuto.Il fatto che un essere umano possa essere gettato via come un qualsiasi oggetto e una sensazione che non ti puo abbandonare...mai...anche se questa scelta puo in alcuni casi essere dettata dalla disperazione o essere indotta coattivamente.Chissà se chi pero vive l abbandono psicologico e morale non viva altrettanto quel sentimento di rifiuto?Nessuno vede ma solo chi prova sa...la non considerazione,il non sentire quel amore e quella tenerezza di chi dovrebbe metterti al centro della sua vita o quantomeno renderti importante di questa e invece non lo fa...non si vede ma porta anche questo alla stessa ssensazone che non ti abbandonerà..mai.
    Greta Morello.

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  11. Hai scritto un post molto chiaro però, se fossi stata in te, avrei approfondito di più i fattori psicologici che portano una madre ad abortire o ad abbandonare il figlio però mi è piaciuto molto, bravo Riccardo.
    L'abbandono del proprio figlio al momento della nascita credo sia un atto molto difficile da compiere, l'anno scorso mi ricordo che al telegiornale mostrarono dei filmati che raffiguravano una donna che, dopo aver partorito in un bagno di un fast food, abbandonò nel lavandino il figlio e scappò. Credo che questo tipo di abbandono non si possa definire un atto umano, la donna poteva avere tutti i problemi del mondo ma lasciare un neonato in un bagno, sporco oltretutto, è una cosa vergognosa. La donna avrebbe potuto partorire in ospedale così il bambino sarebbe stato assistito da persone esperte; lasciato in quel modo dalla madre, il neonato, ha rischiato la morte. La questione riguardante l'aborto credo sia un gesto molto difficile da compiere per la madre, io personalmente preferirei far nascere il bambino e in seguito darlo in adozione. Certo che, se la madre è troppo giovane e non riesce a sopportare il dolore fisico e psicologico, nel peggiore dei casi, posso capire la scelta dell'aborto.

    Benedetta Garbin

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  12. Bravo Riccardo, bel post! Un post davvero molto interessante! Credo però, che non possa essere definito come abbandono quello 'causato' dalle ragazze che non si sentono in grado di affrontare una responsabilità così grande, vale a dire quella di avere un figlio, e decidono che al momento della nascita il bambino verrà adottato. Sono dell'idea che piuttosto di abortire è meglio optare per l'adozione del bimbo da parte da parte di una coppia che magari non riesce ad avere figli, non privandolo di tutto l'affetto, l'amore e la protezione che una persona è in grado di dare.

    Maddalena Sandri

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  13. Io sinceramente non riesco a capacitarmi del fatto che nome e cognome siano assegnati, seppur in casi così estremi, da un tribunale. Il nome di un bambino è quella combinazione di lettere che non dimenticherà mai e che lo accompagnerà per tutta la vita. Io, ma non credo di essere l’unica, diverse volte ho pensato a come sarebbe se avessi un altro nome e a dire il vero faccio molta fatica ad immaginare di chiamarmi in un altro modo, perché provando e riprovando mi sembra che Vlada sia l’unico che mi si addice, come se fosse stato fatto a misura per me.
    Il nostro nome ci rappresenta perché è frutto delle riflessioni, della fantasia, dei cuori e delle menti a volte dei parenti ma molto più spesso dei nostri genitori, stessi cuori e menti grazie ai quali esistiamo. Ma un nome assegnato a caso da persone completamente estranee non è neanche considerabile un nome vero e proprio secondo me, solo un’identificazione come quelle degli oggetti prodotti in serie. Non dice nulla del bambino, nè dei suoi genitori. Una ragazza può chiamarsi Margherita perché il padre ama il mare e nella figlia vede una piccola perla (margarita,-ae in latino vuol dire perla), oppure Aurora in ricordo delle mattinate che i genitori da giovani passavano insieme ad aspettare l’alba, oppure ancora Francesca, Chiara, Anna per la religiosità della coppia...ma un nome che non ha una storia personale non racconta nulla. Questo non avere niente alle spalle credo che infonda una spiacevole sensazione di essere nessuno, una creatura che non c’entra niente con le altre, ''spuntata fuori'' per caso, inutile.
    Non posso spiegare veramente cosa voglia dire essere abbandonati dai genitori, perché ho la fortuna di vivere in una famiglia normale come molte altre, o almeno questo è quello che so. Ci credo, perché anche i ragazzi, come i bambini, hanno bisogno di certezze. Ma quando queste vengono a mancare, tutti i pilastri su cui poggiava la loro vita si sgretolano davanti agli occhi in un istante. Dopodichè è tutto un tunnel senza fine in cui si lotta non per vivere ma per sopravvivere. Sopravvivere a un dolore che non scivolerà mai via dalla pelle, a una nostalgia che si impossesserà di ogni pensiero, a una rabbia che non darà mai pace.

    Vlada Kanavalava

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  14. Riccardo, devo assolutamente soffermarmi su una frase che hai scritto "l’Italia si avvia verso un inesorabile declino morale ed educativo."... Non c'è niente di più vero! C'è una sottile differenza tra il progresso di pensieri, di nuove mentalità e un declino educativo. L'Italia, come altri Paesi, si sta modernizzando sempre di più, assumendo talvolta ideologie e abitudini negative. Per esempio, il numero di nascite di bambini da genitori minorenni sta aumentando e se già c'è una profonda differenza di pensiero tra la nostra generazione e quella dei nostri genitori, figuriamoci quella dei nostri nonni. Per me se una coppia di adolescenti ha avuto un rapporto e in seguito la ragazza rimane incinta non dovrebbe abortire, ma assumersi le proprie responsabilità. Certo, se dopo lo si vuole dare in adozione è una cosa brutta, che, come diceva Greta, ha il sapore del rifiuto. Ecco perché chi ha rapporti in giovane età dovrebbe quantomeno usare precauzioni e riflettere su quello che si fa. Se non si ha avuto un'educazione su questo è difficile pensare alle conseguenze, è vero, ecco perché il nostro Paese sta avendo un declino educativo. Ma questo discorso non vale solo per le giovani coppie: vale anche per le persone mature, anzi, specialmente per loro perché si può pensare che essere maturi comporti il diritto di poter essere liberi senza badare alle conseguenze, ma molto spesso ci si ritrova con un figlio indesiderato e, se adottato da un'altra coppia, cosa può pensare? Che i genitori l'abbiano abbandonato perché è un errore?
    Le adozioni, d'altro canto, sono importanti perché permettono ai bambini orfani o abbandonati di vivere una vita con persone che vogliano loro bene e che li crescano con amore e affetto, come se fossero loro.
    Marco Pompilio

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  15. Bel post Riccardo! È un argomento abbastanza complesso ma l'hai spiegato in modo chiaro.
    Non ero a conoscenza dei dieci giorni concessi alle neomamme per riconoscere il proprio figlio/i e trovo che sia una buona cosa perché, anche se trovo triste abbandonare un figlio senza neanche volerlo conoscere, se questa possibilità non esistesse, sono convinta che molte donne e soprattutto ragazze, le quali non vogliono occuparsi del neonato ma desiderano comunque farlo vivere, partorirebbero in luoghi malsani, senza la guida di un dottore quindi mettendo a repentaglio sia la vita del bambino che la propria.
    Trovo che l'abbandono peggiore sia quello di un genitore che, dopo anni nei quali ha vissuto col figlio, decide di andarsene e di non curarsene più.
    L'unico caso di abbandono che, per chiari motivi, approvo è la morte di un genitore (eccetto il suicidio che può sconvolgere il figlio ancora di più dati svariati pensieri che possono sorgere).
    Melania Gottardo

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  16. Bel post Riccardo! È un argomento molto interessante, ma credo che avresti potuto approfondire maggiormente alcuni aspetti. Io credo che decidere di abbandonare il proprio figlio sia una scelta difficile e molto dolorosa per i genitori. Concordo con Petra, credo che l’ abbandono dopo che il bambino ha già vissuto con i suoi genitori sia peggiore. Per il bambino, infatti, sarà un trauma e si porterà nel corso della sua vita un peso enorme pensando di non essere desiderato e amato e domandandosi il motivo per cui i suoi genitori non l’hanno voluto. Credo che le adozioni siano molto importanti poiché permettono ai bambini abbandonati di vivere una vita con una famiglia che gli vuole bene. Sono contraria agli aborti. Anche se una ragazza giovane rimane incinta credo che non dovrebbe abortire perché interromperebbe la vita di un essere umano. Se non è pronta psicologicamente e fisicamente a prendersi cura di un figlio, potrebbe darlo in adozione ad una famiglia che lo amerà come se fosse il loro. Solo in casi eccezionali sono d’accordo con l’aborto.
    Maria Vittoria Porro

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